Lo so, starete pensando, c’è un errore… Perché di solito si utilizza il plurale, riferendosi alle forme del gentil sesso (che poi perché si chiami gentile dato che la maggior parte di noi all’occorrenza si rivela più velenosa di un mamba nero ancora mi sfugge) e quindi si dovrebbe parlare di “curvE”.
Ma non è a quelle linee lì che mi riferisco, in questo caso, bensì alla naturale “curva lombare” che tutti – eh sì femminucce e maschietti indistintamente – dovremmo possedere e che, qualora invece si assenti per qualsivoglia motivo, la situazione si fa complicata assai.
La mia curva, tanto per dire, mi ha abbandonato quando mi sono rotta un paio di vertebre e sono stata operata d’urgenza e inchiodata con quattro simpatiche viti e due ancor più graziosi tiranti.
Però io non lo sapevo, che la curva s’era “addirizzata” diventando una linea, o per essere più precisi una tavola. Cioè, lo sospettavo, ma a farmene prendere piena coscienza sono stati i fisioterapisti che mi seguono (o mi per-seguitano) con tanto amore e poco garbo ormai da diverso tempo (un annetto buono buono).
E così, questa mia benedetta curva, che c’era e che ora non c’è più, che si cerca di far tornare ma non ne vuole sapere, è diventata oggetto di conversazione, anche allargata, nel centro fisioterapico che frequento come se fosse un circolo di burraco con la sola differenza che almeno a carte, anche se sei sfigato, qualche volta vinci e io invece non vinco mai nulla.
E pensare che tanto spesso si fa delle “curve” femminili oggetto di ossessionata ricerca, immaginando – e desiderando di possederle o di accarezzarle a seconda dei punti di vista –. E allora vi dico: donne (e uomini!) non son quelle le curve che contano credete! La sola, vera, unica curva importante è un’altra. Quella lombare, per l’appunto. Ho scoperto che serve a supportare il peso del corpo, a scaricarlo correttamente sulla schiena prima e sulle gambe poi. Ho scoperto che se non possiedi una bella curva in regola cammini “incurvata”… dalla parte sbagliata. Che quando ti siedi e poi ti rialzi ci vogliono diversi minuti prima di perdere quella vaga somiglianza con la postura dell’australopiteco Lucy (sì proprio lei che gli archeologi chiamarono così, pare, perché durante lo scavo ascoltavano fissi la canzone Lucy in the Sky with diamonds, pare, o così ce la raccontano…). E sempre lei, la curva, non l’ottima Lucy che comunque non ha avuto per niente una vita facile, è fondamentale per non avere sempre un mal di schiena boia. E questo ultimo devo dire è l’aspetto davvero fondamentale che rende ai miei occhi la tanto desiderata e purtroppo perduta curva un miraggio. E la domanda sorge neanche a dirlo più che spontanea: la riavrò mai? Sì, la mia curva, un giorno potrò di nuovo godere della sua compagnia? La mia schiena smetterà mai di assomigliare a una panca di legno, di quelle verdi su cui si siedono i vecchi a chiacchierare di pallone e del tempo? Difficile dare una risposta certa.
Cioè, il mio chirurgo dice di sì. Dice che torno “come nuova”. Figurati. Però lui non conta. È troppo ottimista e se anche gli metti davanti un bicchiere con due gocce d’acqua ti dimostra che è comunque mezzo pieno. No no, direi che non gli si può dare troppo credito. Meno ottimista ma pur sempre possibilista il mio fisioterapista. Lo so è venuta fuori una rima terribile che rende la frase ridicola. Diciamo allora che anche lui ha buone speranze. Che la curva torni un giorno a sorridere sulla mia schiena, facendo peraltro buona compagnia a una cicatrice di venti centimetri destinata a breve a essere rinfrescata perché le cose se si vogliono fare bene bisogna farle due volte. Eh sì, il titanio lo rivogliono. Ho chiesto se le mie viti me le possono dare,, mi piacerebbe tenerle. In fondo son state con me tanto tempo, mi dispiace separarmene. Potrei farmici fare un monile originale, un ciondolo, un braccialetto, un paio di orecchini. Sembra che siano di un bel blu cobalto. Fighe.
Per tornare all’argomento di cui stavamo parlando e chiudere che tanto s’è già detto tutto o almeno l’essenziale, ovvero la curva (lombare), mi sentivo solo in dovere di sottolinearne l’incompresa bellezza, l’importanza, l’utilità, nonostante goda di poca popolarità rispetto alle colleghe più in basso, o più in alto (le classiche “curve” del seno e dei fianchi per l’appunto). Ma è una fama immeritata, volevo dire, la vera diva è lei. Il resto, date retta, son dettagli.