“Book at Home”, metti un autore in salotto

Quella del “Book at home” è una formula che mi ha entusiasmato subito. Tra le mille idee che MdS Editore sforna, e che sono sempre creative e originali, questa di fare piccole presentazioni in casa di qualcuno che si prende la briga non solo di invitare amici che possano apprezzare l’iniziativa ma di preparare anche un ricco buffet di apericena (ormai si usa dire così), mi è sembrata da subito un’ottima cosa.

Prima di tutto perché riprende un’usanza un po’ antica, che ci riporta ai tempi passati nei quali, a tutti gli effetti, la conversazione, la lettura, il cibo e la musica erano il miglior modo di intrattenersi e passare il tempo. Niente televisione, cellulari, internet, zero virtuale, tutto vero.

Si crea un’atmosfera intima, frizzante, un calore che da subito avvolge chi arriva e, superati i primi momenti di imbarazzo per la mancanza di reciproca conoscenza, si scalda la conversazione, complice magari il vino e qualcuno che si siede al pianoforte o imbraccia una chitarra.

L’ospite fa gli onori di casa, spiegando perché ha pensato di organizzare una serata di questo tipo e dicendo due parole sull’autore che ovviamente all’inizio è nell’imbarazzo più totale e si domanda “eorachesifa”? Ma dura poco, pochissimo, perché basta un brindisi, una lettura, qualche domanda e si comincia a parlare di “lui” che è il protagonista indiscusso (forse) della serata: il libro.

È una situazione un po’ insolita, nuova, perché non si tratta di una vera e propria presentazione in cui qualcuno ti intervista e tu rispondi a domande più o meno concordate. È tutto più spontaneo, senza un programma: chi vuole interviene, chiede, racconta, suona, canta, balla. E vengono fuori riflessioni insolite, è più facile, nell’intimità di un salotto confidare qualcosa del libro, della scrittura che magari in un’occasione più ufficiale stonerebbe o si avrebbe comunque qualche remora in più a tirare fuori. Naturalmente conta moltissimo anche l’aspetto conviviale: cibo e bevande sono ottimi compagni della serata e prendono anzi, a un certo punto, decisamente il sopravvento sulla pagina scritta. Perché va bene amare i libri, ma la buona cucina non si disdegna mai. E neanche un bicchiere di vino, o di prosecco.

L’ospite infatti, che conosce sia l’autore che tutti gli altri che ha invitato, si preoccupa di dirigere la serata alternando momenti di seria e sobria lettura di brani e di interventi sul libro, a portate di tartine, zuppe, lasagne e chi più ne ha più ne metta.

La prima serata di “Book at Home” è stata a casa di Giovanna, che peraltro non avevo mai visto né conoscevo ed è stata una piacevolissima scoperta fatta grazie all’amica Laura, che fra l’altro ha cucinato la “nzuppa alla pisana” secondo la ricetta che la Piera descrive nel libro. Un gesto molto carino, e anche parecchio apprezzata perché era “di morto bona” (infatti è stata spolverata subito che se non mi muovevo a firmare le copie manco mi toccava di assaggiarla).

Altrettanto gradita, durante il secondo “Book at Home” finora fatto, a casa di Barbara che invece conosco assai bene, l’idea di invitare amici che si dilettano a suonare chitarra e pianoforte. Il fatto poi che la padrona di casa sia una matta scriteriata che canta e balla come se ci fosse nata è un dettaglio che conferisce quel tocco di allegria contagiosa in più. L’ho anche costretta a ballare un tango con un cavaliere che nonostante un filo di imbarazzo e un paio di sguardi di sbieco che mi voleva fulminare se l’è cavata benissimo.

Ma guarda te, intorno a un libro, quante belle cose si possono fare… quanta bella gente si può conoscere. Ecco il vero scopo di ospitare un autore nel proprio salotto: è, in realtà, soltanto una scusa per “dare una festa” come usava una volta e come forse abbiamo tutti bisogno di riscoprire.

Un plauso all’editore che ha partorito l’idea a tutti quelli che la vorranno tenere in grembo!

 

 

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