Chi cerca non trova, ovvero più cerchi meno trovi

Il detto recita “chi cerca trova” ma io non l’ho mai condiviso, e lo affermo sulla base di esperienza personale e diretta. Non vi è mai capitato di cercare qualcosa ovunque, di ribaltare la casa, l’ufficio, l’auto, insomma un posto per cercare un oggetto convinti di trovarlo perché “è impossibile era proprio qui” e invece niente da fare? E vi tocca arrendervi con quel senso di frustrazione e di rabbia, come se qualcuno vi stesse prendendo in giro perché poi, e vi sarà capitato anche questo, una volta che non ci pensate più, a quell’oggetto che avete cercato così disperatamente, un giorno, una settimana , o un mese dopo ve lo ritrovate tra le mani candido candido, con quell’aria che se potesse parlare direbbe “ma scusa io son sempre stato qui!”.

Ecco, a me è capitata spesso questa situazione, e ho imparato, quando mi scatta quel nervosismo nel cercare qualcosa, a farmelo passare. Ovvero a obbligarmi a smettere di cercare, tanto più rufuli, più butti all’aria, più ti spremi il cervello per capire dove possa essersi andato a cacciare, insomma più lo cerchi, meno lo trovi. È così, hai voglia a tirare fuori il detto “chi cerca trova”, non è vero nulla. Smetti di cercare che poi quel che cercavi ti si presenterà nel momento meno atteso. Facile a dirsi, ma quando cerchi qualcosa che ti serve, che vorresti a tutti i costi, o che comunque l’idea di averlo perso ti dispiace immensamente e non te ne fai una ragione è assai meno simpatico. E meno facile.

A me è capitato con una borsa, direi che si parla di….vediamo prima del mio incidente, il secondo non il primo, cioè quello delle vertebre e sì insomma sarà stato maggio 2016. E non era una borsa qualsiasi, ma comprata in Spagna, a  Jerez de la Frontera per essere precisi, quando ho visitato la Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre. Posto meraviglioso, visitammo le scuderie, lustre che ci potevi rovesciare un piatto di pasta a terra e mangiare direttamente, e poi lo spettacolo, anche quello indimenticabile. Insomma per ricordo comprai questa borsa, mentre al Rocio, “il Paese dei cavalli”, comprai un bellissimo paio di stivali, che poi non ho mai utilizzato per montare perché non volevo rovinarli. Insomma, per tornare al discorso di prima, io da allora, e son passati 15 anni ormai, questa borsa l’ho sempre utilizzata per tenerci dentro le cose per andare a cavallo: i pantaloni, le ghette, gli stivaletti, speroni, cintura, porta cellulare e porta coltello in cuoio. Tutto lì dentro. E me la sono portata dietro nei vari viaggi, perché una girata a cavalla l’ho sempre rimediata dappertutto, dall’America a Capo Verde, dalla Corsica alla Sardegna, Spagna naturalmente, per non parlare delle varie incursioni in Maremma.

Insomma, dopo essermi rotta il piede destro (o meglio dopoché quel culone di Velluto c’è crollato sopra con i suoi 625 chili di Maremma) e finita la riabilitazione (mai avrei pensato quanta ancora ne avrei avuta da fare!) sono pronta per rimontare a cavallo. Devo dire che il fisioterapista mi aveva suggerito un torneo di burraco, e sa Dio quanto sarebbe stato meglio dargli retta. Ma le carte non mi garbano e i cavalli sì, o cosa ci posso fare. Insomma, rimesso a posto il piede voglio rimontare. E ovviamente per farlo cerco la mia borsa famosa contenente tutto il necessario.

Vado a colpo sicuro dove è sempre stata. Nulla. Strano. Parto così a rovistare tutta la casa, gli annessi fuori, perfino in scuderia la cerco ovunque, pensando di averla infilata (ma sarebbe stato strano) in qualche armadietto. Niente. Nulla di nulla, la borsa, e il suo prezioso contenuto, sparita. Introvabile. E più la cercavo più mi montava il nervoso eh! Come era possibile che non fosse da nessuna parte! Non è mica un orecchino poi, minuscolo che potrebbe essere finito chissà dove! È grandina, ingombrante, dove cavolo si è cacciata? (perché poi si finisce per affibbiare all’oggetto della nostra ricerca una vera e propria identità, come se fosse stato proprio lui a sottrarsi, per dispetto, mettendo su improvvisamente gambe e braccia, alla nostra attenzione, perché è ovvio che non possiamo essere così rincoglioniti da averlo infilato da qualche parte senza ricordarci dove.

E così, ho smesso di cercare la famosa borsa. Alla fine mi sono rassegnata. Per fortuna che avevo quei bellissimi stivali comprati a El Rocio che non avevo mai usati, li ho fatti risuolare dal calzolaio (gli spagnoli utilizzano la suola con carrarmato perché hanno le staffe chiuse, a noi serve invece la suola liscia, mi ci manca solo che mi resti un piede impigliato in una staffa data l’esperienza appena avuta). Di pantaloni ne avevo altre paia, anche se quelli verdi che erano nella borsa erano di gran lunga i miei preferiti. Pazienza. Che devo fare.

E così, alla borsa non ho più pensato… forse anche perché un mese dopo ho ben visto di fare un secondo, ben più grave incidente, in seguito al quale – e dopo due interventi alla schiena – i cavalli è bene che li guardi in fotografia, che popolino i miei libri e i miei sogni, ma montare, per un po’ meglio lasciare perdere.

E la borsa? Vi domanderete voi? Eh la borsa… non c’ho più pensato appunto, l’ho preso come un segno del destino, un messaggio, piuttosto chiaro e senza bisogno di complesse interpretazioni: a cavallo bimba non ci dovevi rimontare, e ora almeno l’hai capito.

Dopo un anno e mezzo, l’altro giorno ero a casa in montagna, a Pian degli Ontani, e mentre ero in legnaia a prendere la legna per accendere il camino cercavo la vecchia coperta che utilizzo per il cane. Ho aperto l’armadio della legnaia, nel quale c’è un po’ di tutto, incluse vecchie coperte, addobbi natalizi e cianfrusaglie del genere e… ho trovato lei. O forse lei ha trovato me. Mi guardava con quell’aria innocente, come un bambino che si nasconde sapendo di essere trovato. La borsa, era lì, come se qualcuno ce l’avesse appena messa, e dentro tutto perfetto: ghette, stivaletti, i miei amati pantaloni verdi e tutto il resto. L’odore, quell’odore di scuderia, cuoio, cavallo, mi ha trafitto il cuore, e lì è rimasto per un bel po’. Un colpo all’improvviso, inaspettato. Mi è sfuggito un sorriso, triste, ma era pur sempre un sorriso.

Inutile precisare che adesso non mi serve più, né la borsa né tantomeno il suo contenuto, ma sono stata molto felice di averla ritrovata, andrà a fare compagnia agli altri indumenti che mi hanno accompagnato nelle tante, innumerevoli, indimenticabili passeggiate a cavallo.

L’avevo persa, l’ho cercata ovunque, e giuro che io in montagna, in quell’armadio, io non ce l’ho messa. Non lo so come possa esserci finita, ma una cosa è certa: se perdi qualcosa non la cercare, se è importante, davvero, sarà lei a ritrovarti. Quando meno te lo aspetti.

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