Quel che si richiede, a tre giorni da una presentazione che aspetti da tre mesi, è d’ammalarsi. Notare che non ho fatto uno starnuto da… non lo so nemmeno io da quanto, insomma fatto sta che così, ma dal nulla proprio, ha iniziato a colarmi il naso che pareva un rubinetto lasciato aperto. E poi mal di gola, mal di testa, brividi, starnuti e dolori ossei.
L’influenza giù, quella lì, quella classica, “senza febbre” o con poca febbre, quella proprio fatta apposta per rompere le palle perché di fatto il febbrone non ce l’hai e quindi non ti senti neanche legittimata a stare a casa malata, ma di fatto ti senti un cencio lavato con la varechina. Giro per casa in vestaglia e con una sciarpa al collo, nelle tasche fazzoletti mocciosi, in mano una tazza di te. A portata di mano Aspirina, pasticche per la gola, papaya e aerosol come se fossi alle terme. Un disastro.
Ora un disastro, esagerata, direte voi. Sì voglio essere esagerata, stavolta, mi voglio lamentare cavolo, cosa che non faccio mai, negli ultimi anni ho avuto la polmonite, la varicella, mi sono fratturata in tre punti un piede, due vertebre e il setto nasale, fatto due interventi chirurgici e non mi sono mai lamentata. Ora mi voglio lamentare per un raffreddore, posso? C’è qualcosa di strano?
Intanto i libri sono arrivati, che non era cosa scontata dato che ci si è messo di mezzo anche lo sciopero dei corrieri e a un certo punto abbiamo pensato di preparare vassoiate di pane e nutella, da distribuire al posto dei libri. Quindi questa è già andata bene, mica si può avere tutto no? Tipo pretendere di stare bene in modo da non doversi soffiare il naso otto volte ogni dieci minuti, avere una voce come quella di Camilleri e una faccia che se la sposa cadavere non fosse un cartone animato mi scritturerebbero subito. Ora, il look un po’ patito, va detto, fa molto scrittrice. Quindi occhiaie, colorito spento, voce sofferente, insomma potrebbero andare. Ma la cosa dei fazzoletti mocciosi no, rovina tutta la poesia, non vi pare?
Perciò ecco, io coi fazzoletti mocciosi non ci vorrei andare alla presentazione. Ho pensato anche a una scelta furba, un po’ alla Elena Ferrante, cioè non ci vado. Ganza no una presentazione senza l’autrice? Fa molto trovata pubblicitaria. Però non è nel mio stile va detto. Il mio stile è più tipo cadere da cavallo (o meglio farsi cadere il cavallo addosso) la mattina alle 11, andare al pronto soccorso dove ti fanno nell’ordine tac alla testa per trauma cranico e sospetta frattura osso occipitale (dall’occhio nero almeno pareva) ecografie a tutti gli organi interni e infine radiografia al piede destro che risulta fratturato in tre punti e dire a tutti: gente muovetevi che alle quattro c’ho una presentazione. Cosa??? M’hanno guardato come se la testa l’avessi battuta sul serio e con gravi conseguenze. Ho ribadito il concetto, alle quattro c’avevo un impegno irrinunciabile, chiesto al mio marito di portarmi qualcosa per cambiarmi e dimessa dall’ospedale sono andata direttamente alla presentazione che, sfortuna voleva, era anche in centro in una zona dove con la macchina non si arriva e mi sono dovuta fare anche un pezzo a piedi con le stampelle.
Lì sì che parevo uscita da un pestaggio della polizia al derby Roma-Lazio, ma chi se ne frega. Perciò alla fine sì, ho deciso, domenica alla presentazione di Bianconero ci posso andare anche col raffreddore, anche coi fazzoletti mocciosi ci posso andare.