Quell’aroma inconfondibile

Avere un cane comporta diversi “sacrifici”, come fanno notare molte persone a noi pazzi che ci complichiamo la vita riempiendocela di peli, bava et similia.

Ebbene sì, è vero, e oltre a questo si aggiunge il fatto che ai cani piace fare delle gran passeggiate, soprattutto se pensano 35 chili e non si stancano nemmeno dopo otto ore di camminata in alta montagna. Ma anche questo fa parte del gioco: usciresti mai per andare a fare una scarpinata per campi con il tempo contato, rinunciando che so a fare la spesa, cucinare la cena, stirare i panni oppure fare una seduta dall’estetista o dal parrucchiere? Bè se hai un cane lo fai, con il bello o il brutto tempo ti ritrovi a camminare nel silenzio, guardando la suddetta bestia che scorrazza felice, annusando tutto e trotterellandoti grato davanti. Ti senti bene, in pace con te stesso con il tuo cane e con il mondo intero. E pensi anche che un po’ gli devi essere grato, al tuo cane, perché se non ci fosse lui quel profumo di erba, di libertà, di aria pulita non lo avresti assaporato.

Tuttavia accade talvolta che l’animale amico si allontani, magari anche solo per qualche attimo, con nonchalance, mentre ti chiedi dove diavolo sia finito e lo richiami con fare fiducioso, sul subito, e un tantino preoccupato, immediatamente dopo.

Questo accadde, per dirne una tra le tante, durante una bellissima passeggiata in montagna. Eravamo quasi arrivati alla meta prefissata: un ampio altipiano dove lo sguardo si perdeva spaziando tutto intorno come se ci trovassimo sulla cima del mondo. Cirano, la bestiaccia, era passato sulla linea dell’orizzonte di galoppo sparato, godendosi evidentemente tutto quello spazio aperto. Poi era sparito. Difficile perché il campo visivo era veramente vasto, come poteva essere scomparso? Ma a tutte le domande c’è una risposta, basta aspettare.

Dopo qualche attimo si presenta trotterellando con aria soddisfatta. Noi facciamo un sospiro di sollievo: maledetto bracco dove ti eri cacciato che non ti vedev… Accidenti! Era bianco, bianco arancio, ma parecchio bianco, sicuri. Com’è che è diventato marrone? Si avvicina con aria festosa e la cosa prende subito una piega chiara, o meglio un odore inconfondibile. Quello di sterco. Sterco di vacca per l’esattezza, ci guardiamo meglio intorno – che la cacca si intona bene con il paesaggio e non è che la noti subito – e ci accorgiamo che siamo nel bel mezzo di un pascolo di vacche. La cacata più piccola misura quaranta centimetri di diametro. Non è mica una bella situazione. Come ce lo rimetti l’animale appestato in macchina? Come lo trovi in cima a un monte il modo per pulirlo?

Ridiscendiamo tenendo a debita distanza il puzzolente creaturo che non capisce perché nessuno lo vuole vicino né tantomeno accetta le sue strusciate del “siamo tutti una famiglia giusto?”. Per fortuna troviamo una vecchia vasca di pietra, piuttosto ampia e profonda, riempita da una fonte d’acqua gelida a getto continuo. Non abbiamo scelta. Consapevoli che l’acqua è fredda e che Cirano detesta bagnarsi ce lo schiaffiamo dentro nel tentativo di scrostare almeno “il grosso” e alleviare quel puzzo da far risuscitare un morto dalla tomba.

Il risultato è stato: un cane offesissimo che non ci ha rivolto parola per almeno un paio di giorni e altri due bagni prima di eliminare del tutto il profumo di quella indimenticabile passeggiata.

 

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