Unite contro la ricrescita: insieme ce la faremo!

Il vero dramma di questa quarantena, diciamocelo, è il look. Passiamo dal pigiama alla tuta e dalla tuta al pigiama, i trucchi giacciono polverosi nelle trousse e nei cassetti, per non parlare di abiti, jeans, scarpe con i tacchi (i tacchi???), borse, gioielli… tutta roba dimenticata, o almeno messa da parte… parecchio da parte.

Però c’è una cosa sulla quale, secondo me, e mi rivolgo alle donne ovviamente, non dobbiamo proprio cedere: la ricrescita. Va bene la tuta, vanno bene le ciabatte, i calzini, pigiami di ogni forma e colore; va bene stare struccate, non indossare gioielli o orpelli… va bene tutto…ma la ricrescita NO!

Voglio quindi lanciare un appello importante: fermiamo l’avanzamento dei capelli bianchi, almeno quello! Vi prego, impegniamoci, è un appello serio.

Molte di noi erano abituate ad andare dal parrucchiere per questa simpatica operazione – lo so, è una roba terribile, ed è meglio che se ne occupi qualcuno che se ne intende al nostro posto appunto, mentre noi sudiamo sette camicie sotto a quei teli neri, ma almeno non dobbiamo impiastricciarci la qualsiasi con quella pappetta melmosa che va stesa con la precisione di un restauratore degli affreschi del cimitero monumentale. Nulla, ora tocca farlo a casa, da sole, rassegniamoci, e facciamo coraggio.

Allora si può scegliere tra le tinte già pronte, i supermercati le vendono quindi tranquille, quando si va a fare la spesa basta infilarne una confezione nel carrello insieme ai quintali di farina, lievito, zucchero et similia. Marca? Colore? Be’ lì si va più sul difficile, direi che comunque audaces fortuna iuvat, quindi tanto vale buttarsi e tentare, usando un po’ di buon senso. Ce ne sono di tanti tipi, fornite dei supporti più variegati per facilitarne, dicono loro, l’applicazione.

Poi ci sono le tinte “professionali” e io in casa ne ho ancora una confezione. Non è una cosa facile. Io sulle dosi da mixare (tubetto del colore e ossigeno) non c’ho ancora capito nulla e procedo nel modo più sbagliato: a occhio. Ecco, da non fare, meglio procurarsi una bella bilancina e pesare le giuste dosi, con le giuste proporzioni dei due ingredienti. Credo che si trovi di tutto in rete, perfino dei tutorial che guidano passo passo.

Una volta procuratesi la materia prima, viene il bello: utilizzarlo, cioè stenderlo sui capelli, badando bene di coprire la famosa temuta e odiata “ricrescita”!

No perché detta così sembra una cosa scontata, e facile, ma vi assicuro che non lo è per niente, almeno per me. Alla fine di questa complessa operazione avrete la tinta ovunque, perfino in posti che non pensavate neppure di possedere, e la testa che assomiglia a un gormito, a un urukai, insomma a un mostro fangoso, ma questo, attenzione, non garantisce affatto che siate riuscite a beccare, sconfiggere, annientare, i malefici, stramaledetti capelli bianchi. Non è possibile che ne abbia mancato anche uno solo, penso guardando la pangea marroncina che ho in capo: stavolta li ho sommersi tutti alla grande.

Così, togliendomi i guanti e tentando una prima pulita di patacche disseminate ovunque nel bagno, aspetto paziente il tempo necessario perché il colore “faccia presa”, anzi, per dargli fiducia, io lo lascio anche qualche minuto in più seguendo l’infallibile teoria del “nel più ci sta il meno”. Poi tocca all’altrettanto fastidiosa operazione del “risciacquo”. Che per cinque minuti buoni pare ti coli dalla testa acqua d’Arno, a voler pensare la cosa meno schifosa che ti può venire in mente, cui ne seguono una decina decisamente peggiori.

Finalmente, fatta scorrere via tutta quella fiumana sporca e improfumata bene la capoccia con due abbondanti dosi di shampoo, poi ristrutturante o balsamo o quel che sia (quello per intenderci che ci chiedono sempre se desideriamo i parrucchieri, e che poi ti schioccano sul conto con un bel “sovrapprezzino” dai quattro euro in su). In questo momento scatta un breve attimo di delirio di onnipotenza, e ti piglia pure il ghiribizzo contro i professionisti di tale operazione, che si fanno pagare un sacco di soldi, quando, guarda lì – non alle lettera eh, cioè se non guardi il disastro che hai disseminato nel bagno è meglio, restiamo sul metaforico – è un gioco da ragazzini. E parecchio, ma parecchio meno dispendioso, in termini economici, e di tempo, che perdere tre o quattro ore non lo fa volentieri mai nessuno. Posso farlo benissimo da sola. E risparmio pure.

Si procede dunque, tamponando i capelli con un asciugamano, per poi passare alla “piega”, altra procedura che nelle mani di una parrucchiera diventa una specie di opera d’arte e nelle mie, invece, vabbe’… pare abbia preso una libecciata a Marina. Ma lasciamo stare la “forma”, importa poco in questo frangente, badiamo piuttosto alla “sostanza”, ovvero al colore.

Una volta asciugati i capelli, in qualsivoglia modo ci mancherebbe, non è dirimente rispetto alla questione di fondo dicevo, si vanno ad esaminare le radici e i punti incriminati per controllare l’esito dell’operazione, attendendosi, per le motivazioni sopra descritte, un ottimo risultato che consiste poi in una cosa semplice: capelli bianchi? Spariti!

Ecco, questo è un momento difficile e, soprattutto in questo periodo in cui siamo particolarmente fragili, consiglio di non affrontarlo con leggerezza, ma anzi con una specifica preparazione che, ovviamente, deve precedere l’attimo in cui avremo, rivelata davanti ai nostri occhi da uno specchio impietoso – come se già non bastassero occhiaie, rughe e colorito grigio-verde –, l’amara verità. Ovvero: brava, ti sei tanto sforzata e questo è apprezzabile, ma il risultato si avvicina, più o meno, a uno schifo. A volte andrà meglio, e sarai riuscita a coprire tipo un capello bianco sì e uno no, altre volte peggio. Lo so, inutile domandarsi come possa essere possibile: te la ricordi bene l’immagine della tua testa solo un’ora prima, e sotto quella melma impastata ti domandi come possa essere accaduto, che si siano “salvati” dalla magia della chimica così tanti nemici, eppure è così. E occorre accettare la realtà delle cose, senza prenderla come una vera e propria sconfitta perché no, non lo è, non lo è affatto.

Guardatevi allo specchio, cercando di ignorare le “falle” bianche del vostro operato che occhieggiano indiscrete, ghignando, e ditevi che comunque è una vittoria, perché avete combattuto, perché non avete ceduto, perché nella guerra alla ricrescita, contro la quale, tanto vale rassegnarci, mai vinceremo, avete fatto la vostra parte, con onore e orgoglio.

Avete fatto la vostra parte e questo conta molto, e dobbiamo ripetercelo, e ripetercelo ancora. Finché, presto, molto presto si spera, riapriranno i parrucchieri.

 

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